All’interno della mia opera: “La mia visione dell’arte” (2000-2001) c’è un’opera che si “intitola”: “Sei sicuro che morirai? Dimostramelo.” (esposta nel 2007 o 2008).
Leggo qualche giorno fa, per la prima volta, nei “Pensieri” di Pascal, la riflessione seguente (B. Pascal, Pensieri e altri scritti, Edizioni Paoline, 1987):
<<Atei. – Quali ragioni hanno per affermare che non si può risorgere? Che cosa è più difficile, nascere o risorgere? Che esista ciò che non è mai esistito oppure che continui ad esistere ciò che esiste? E’ più difficile venire all’esistenza che il ritornarvi? L’abitudine ci presenta facile la prima cosa, la mancanza di abitudine ci rende impossibile l’altra: èun modo volgare di giudicare! […]>>
Queste parole ricalcano il significato della mia opera (“abitudine” è il metodo induttivo della scienza, “volgare” è l’approccio usato dalla scienza; ad “atei” sostituisco più generalmente
l’individuo umano), ma richiamano anche le mie opere: “Crearsi un’identità virtuale (Sul paradosso della realtà)” (2011) e “Creare (Sulla meraviglia)” (2008). Circa 350 anni prima delle mie opere e all’incirca alla mia età, Pascal faceva notare le debolezze del pensiero razionale, recondite nella scienza e nella filosofia.