Quest’opera nasce per rispondere al bando di concorso per un manifesto di 6 m x 3 m per la rotonda di piazza Bottesini nel quartiere Barriera di Milano a Torino. L’argomento del bando prende spunto dal libro di Chad Oliver, scrittore e antropologo, autore di: Le rive di un altro mare che: “[…] è la storia di un primo contatto: con mano sicura e passo graduale, l’autore costruisce una situazione in cui i rapporti tra diverse entità sono in continua ridefinizione, secondo i diversi valori di queste comunità. Chad Oliver porta la storia verso un dialogo tra diverse forme di civiltà, tra diversi mondi, tra diverse specie, un dialogo fatto di azioni significative e di pericoloso sacrificio, non di astratte parole. Alla fine non ci sarà stato nemmeno un faccia a faccia, ma si sarà stabilito rispetto reciproco. Le rive di un altro mare è un inno alla necessità di comprensione, un inno alla mixité, a un nuovo modo di vivere le città ispirato alla mescolanza, dove la relazione tra vita sociale, lavorativa e privata è indipendente dal luogo e in contrasto con il concetto della segregazione, una spinta al dialogo per ristabilire il rispetto dell’altro da sé: uomo, natura, territorio e patrimonio culturale.”
Il bando proponeva la possibilità di mandare un testo a supporto dell’opera, che qui riporto:
Ciò che meglio descrive la natura del mio lavoro è la sua evoluzione temporale che è anche un personale percorso umano:
Alla lettura del bando, la mia prima reazione istintiva è stata di tipo razionale: ho dato preminenza alla modalità di comunicazione con l’“altra riva”, andando alla ricerca di un linguaggio capace di superare qualsiasi barriera linguistica. Un tale linguaggio universale esiste ed è quello matematico. Quando esso viene applicato alla fisica parla a tutti del nostro comune universo. Ma l’universo che questo linguaggio descrive è vuoto di persone, vi sono, al più, esseri viventi (da cui il dramma: “Ma dove sono le persone?”), questo perché l’approccio puramente razionale non coglie il nostro animo umano.
Il linguaggio dovrebbe essere solo un mezzo per “comunicare”, ma del “comunicare” riflette l’approccio: quello matematico-fisico è puramente razionale, ossia chiuso su se stesso, per cui il suo linguaggio non può che parlare di se stesso (laddove invece le svariate lingue parlate dai popoli sono “comunicazione” nella misura in cui anelano ad esprimere i sentimenti e le sensazioni umane). La pura equivalenza tra la scienza e il suo linguaggio mi permetteva di utilizzare direttamente il simbolo Tmn con la sua potente forza di attrazione.
Il manifesto doveva attirare l’attenzione, incuriosire attraverso un messaggio enigmatico, sibillino che facesse trapelare la tensione drammatica e lasciasse lo spettatore in uno stato di sospensione (il contrasto tra un simbolo della teoria della relatività generale, tanto affascinante quanto incomprensibile, ed un interrogativo che ci coinvolge tutti); la suspense (che alimenta sempre aspettative razionali) viene amplificata da un rimando ad una pagina web. Un’opera che ha un incipit nella sfera razionale deve poi trascenderla, deve portarsi in una zona in cui la razionalità non ha più giurisdizione, deve far approdare ad una “soluzione-non-soluzione”, oltre la razionalità. Questa pagina web doveva scavare nella ferita per indurre lo spettatore ad abbandonare la razionalità.
Ma sono arrivato molto oltre, ad una “scoperta meravigliosa” (è dalla razionalità che può nascere la meraviglia): sono arrivato all’amore.
(dicembre 2019) POSTILLA sull’opera: qualche mese orsono ho letto sul libro di: A. Zichichi, Perché io credo in colui che ha fatto il mondo, Il Saggiatore, 2006, pag. 84, che: “L’evoluzione della specie umana […] un capitolo dell’elettromagnetismo applicato. […] Elettrodinamica Quantistica […]”.
Questo mi fa pensare che la mia passione per la relatività mi abbia fatto incentrare l’opera (concepita nel 2018 e esposta nel 2019) su di essa come se essa fosse un punto di arrivo, senza vederne le idealizzazioni (crede ancora all’ipotesi del continuo). Ha ragione Zichichi a ritenere più consona, a livello locale (il corpo umano), la teoria QED, sebbene anche questa, che ammette la sua incertezza probabilistica, non sia nemmeno probabilisticamente sufficiente (ed inoltre la seppur debole variazione di curvatura spaziotemporale ha una sua influenza). La mia opera forse avrebbe dovuto far apparire qualche equazione della QED, per dire che anche questa teoria, come qualsiasi altra scientifica, è insufficiente per “trattare” l’uomo. Una variante dell’opera potrebbe vertere sulla QED.