Opere sulla natura

Questo ciclo di opere è costituito da una serie di lavori sulla natura. Opere provocatorie, sensuali, generate dal mio grande amore e rispetto per la natura.

CANESTRA DI RIFIUTI ORGANICI

L’attenzione, la considerazione verso i rifiuti è la prima manifestazione della sensibilità ambientale.

Nell’analizzare le tecniche con cui realizzare questa canestra-inno al rifiuto, ho pensato che oggi Caravaggio avrebbe scelto la fotografia digitale, perché fedele nel rappresentare la realtà, ossia nel rendere un trompe-l’œil, ma lasciante la libertà del fotoritocco.

Ho fatto realizzare la canestra di vimini su modello caravaggesco e mi sono poi emozionato nella composizione dell’opera, nel manipolare questi materiali organici, vivi, nel dare loro dignità artistica.

Ho in seguito stampato la foto digitale su tela conservando le dimensioni del quadro caravaggesco (47 x 62 cm), realizzando anche una variante su carta fotografica in cui ho conservato le proporzioni tra dimensioni della canestra riempita di frutta e verdura marcia e sfondo.

 

DALLA PARTE DEGLI ALTRI (UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO)

Un condizionatore d’aria montato al contrario, all’esterno della galleria, all’aperto.

In una calda giornata d’estate sulla parete di fondo di una stanza vuota si trova un tubo. Il rumore di un motore elettrico accompagna il getto di calore che esce dal tubo all’interno della stanza, nella quale c’è un caldo soffocante. Sulla parete di sinistra un termometro segnala la temperatura.

 

Riversare il calore, quando diventa fastidioso, dalla propria stanza nell’ambiente esterno, dove stanno gli altri, è una reazione egoistica alle conseguenze del surriscaldamento ambientale che porta ad una sua esacerbazione. Di fronte alla imprevedibilità (e brevità) del nostro futuro e alla sfiducia nel prossimo, la reazione più razionale e vitale è quella di godersi la vita adesso. Ma in un  ambiente limitato, ed in cui non siamo soli, ciò porta necessariamente ad una dinamica di tipo competitivo, all’instaurarsi di un rapporto di forza. E una volta lanciato il seme della competizione, si rimane schiavi di un meccanismo parossistico che non permette più di fermarsi, che costringe a isolarsi, e che è portatore di sofferenze per molti. E’ l’inefficienza della lotta. In un mondo causale e finito, sembra che la competizione sia insita nel frenetico impulso che contraddistingue la vita. L’istinto vitale sembra quindi contenere in sé i germi della propria distruzione: ognuno alimenta l’altro e insieme ci ingabbiano.

Tutto questo è contenuto nel secondo principio della termodinamica che è quel principio che regola i flussi energetici e quindi l’irreversibile scorrere del tempo. In fondo la nostra è una lotta contro il secondo principio.

La “soluzione” più saggia e lungimirante, nei momenti di pericolo, è quella di unirsi, di cooperare. Ma una decisione politico-economica planetaria per arginare il surriscaldamento ambientale si fa sempre più difficile con il passare del tempo e si scontra con l'”istinto del condizionatore” (essa imporrebbe una limitazione alle nostre energie, andrebbe nella direzione dell’inazione).

Ci sono però anche i principii: il rifiuto della spietatezza insita nella lotta, l’esaltazione della fragilità e della debolezza. Si tratta di una lotta solo interiore. E’ quel desiderio di abbandonarsi all’incoscienza, di fondersi con gli altri, di immergersi in un tempo che non scorre più.
Il secondo principio della termodinamica “vieta” che si possa rimediare al surriscaldamento ambientale in modo “attivo”, montando il condizionatore al contrario: l’effetto va nello stesso verso, prima o poi altro calore si diffonderà nell’ambiente.

Ma quei gesti che, insinuandosi tra le pieghe della statistica, ripongono la speranza nell’unica possibilità teorica lasciata aperta dalle leggi della razionalità, hanno una caratteristica speciale: la bellezza.

 

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